Il lavoro del paleontologo non è molto differente da quello
dello storico o dell'archeologo.
Il primo studia gli scheletri fossili di animali
vissuti anche milioni di anni prima; li ricompone fino a ricreare l'immagine di
specie che nessuno ha mai visto da vive, e dai particolari apparentemente più
insignificanti trae informazioni sulla Vita, l'ambiente, le abitudini
alimentari (etc etc…), dell'animale.
Anche l'archeologo
dagli “scheletri” che va disseppellendo ricrea l'immagine di Civiltà sorte, vissute
e scomparse quando ancora la
Storia era di là da venire.
Con metodi analoghi procedono entrambi alla
determinazione dell'epoca e del contesto in cui collocare quella Creatura “risorta”
tra le loro mani; il paleontologo però, nonostante lavori su ordini di Tempo
enormemente più grandi, ha un buon vantaggio rispetto all'archeologo: la teoria
dell'Evoluzione.
Grazie a questa Teoria sa
che tutti gli organismi viventi sono il frutto di un processo evolutivo
continuo, dalle forme più semplici a quelle più complesse: sa che i mammiferi
sono derivati dai rettili e questi dagli anfibi e questi a loro volta dai pesci
e così via, insomma è consapevole della passata esistenza di una lunghissima
serie di forme intermedie ed anche se di queste ne conosce soltanto una piccola
parte, può collocare i suoi reperti fossili, da qualunque parte del mondo
provengono, in un quadro cronologico abbastanza attendibile.
Anche lo storico e l'archeologo procedono in modo
simile basandosi sulla Teoria della diffusione culturale: una teoria omologa a
quella “darwiniana”, quasi la naturale conseguenza, se non un'estensione, delle
Leggi dell'evoluzione biologica all'evoluzione culturale dell'Uomo.
Questa teoria ha portato gli studiosi della prima
metà del secolo a concludere che La civiltà fosse nata in qualche punto non
precisato della così detta “mezzaluna Fertile” e da lì si sarebbe poi originata
una corrente culturale che si sarebbe diffusa in tutto il Mondo;
conseguentemente tutte le questioni cronologiche relativa ai resti antichi
venivano interpretate in base al semplice presupposto che essi fossero tanto
più recenti, quanto più lontani dall'area mesopotamica.
Nel 1949 il fisico W.F. Libby mise a punto un
metodo di datazione basato sull'isotopo 14 del carbonio ed il metodo fu via via
perfezionato negli anni successivi e messo a punto definitivamente nel 1971 da
B.E. Suess che tracciò una curva che lega età e proporzione di C14, in modo
esatto per quanto riguarda gli ultimi diecimila anni circa.
Il metodo del radiocarbonio sognato da generazioni
di archeologi si rivelò catastrofico per la teoria della diffusione culturale o
meglio per il punto da cui sarebbe partita questa diffusione: il metodo del C14
non ha fatto crollare i suoi presupposti ma le sue conclusioni, si è cioè capito
che il centro di gestazione/diffusione delle civiltà non può essere stato il
Medio Oriente; questo non significa che non sia mai esistito “un” centro di
gestazione/diffusione, ma che forse va cercato in un altro posto o in un altro
tempo
Ancora oggi basandosi su quel poco che sappiamo
delle civiltà antiche provenienti da continenti diversi, i libri di scuola ci
dicono che dopo centinaia di millenni di lenta evoluzione, improvvisamente alla
fine del Pleistocene una dozzina di migliaia di anni fa, in ogni parte del
mondo popoli diversissimi tra loro iniziano l'avventura che li porterà dal
paleolitico agli “splendori” della civiltà: quando poi circa nel IV millennio
a.C. si arresta 'innalzamento del livello marino, sembra che all’improvviso e
quasi contemporaneamente iniziano a praticare l'agricoltura e la pastorizia,
inventano “nuovi” strumenti di lavoro simili tra loro, elaborano strutture
architettoniche analoghe, sviluppano costumi ed usanze che presentano una base
comune, concepiscono mitologie che in sostanza trattano gli stessi argomenti e
cantano gli stessi Eroi.
Ma se nessuna di queste civiltà può essere
univocamente identificata come “origine” rimane la necessità logica di
individuare il centro di gestazione & diffusione della/e civiltà, diverso e
più antico da quello della Mesopotamia.
Insomma il quadro storico tracciato per il
Paleolitico, per capirci fino alla fine del Pleistocene, sembra avere senso
nelle sue linee essenziali anche se si riferisce esclusivamente a quelle parti
dei continenti che si trovano attualmente al di sopra del livello del mare: ci
sono vastissime estensioni di terreno che l'indagine archeologica non ha ancora
potuto raggiungere, terre che solo 12mila anni fa erano emerse e che oggi si
trovano ad una profondità fino a 130mt sotto il livello del mare nelle
piattaforme continentale, senza considerare un’intero continente oggi coperto
dai ghiacci.
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The work of
the paleontologist is really not different from that of the historian or
archaeologist.
The first
studies the fossil skeletons of animals that lived millions of years before
also; reassembles them to re-create the image of species that no one has never
seen alive, and apparently most insignificant detail derives on the information
Life, environment, habits food (etc etc ...) of the animal.
Even the
archaeologist from the "skeletons" that goes unearthing recreates the
image of civilization born, lived and disappeared when history was still to
come.
With
analogous methods proceed both to the determination of the time and the context
in which to place the Creature "resurrected" in their hands; the
paleontologist, however, despite working on orders Time vastly larger, has a
good advantage over the archaeologist: the Evolution theory.
Thanks to
this theory he knows that all living organisms are the result of a continuous
evolutionary process, from the most simple to the most complex: he knows that
mammals are derived from these reptiles and amphibians, and these in turn by
fish, and so on , in short, is aware of the past existence of a long series of
intermediate forms, and even if he knows of these only a small part, it can
place its fossil recordfrom any part of the world they come from, in a fairly
reliable chronological framework.
Also the
historian and archaeologist proceed in a similar way based on the theory of the
cultural diffusion: a theory homologous to the "Darwinian", almost a
natural consequence, if not an extension, of the Laws of biological evolution
to cultural evolution of man .
This theory
has led researchers of the first half of the century to the conclusion that
civilization was born at some unspecified point in the so-called "Fertile Crescent " and from there it would then
originate a cultural trend that would spread throughout the world. consequently
all the issues on the chronological ancient remains were interpreted based on
the simple premise that they were much more recent, as far away as from the
Mesopotamian area.
In 1949 the
physicist W.F. Libby devised a dating methods based on the isotope carbon 14 and
the method was gradually perfected over the years and finally developed in 1971
by BE Suess that he drew a curve that binds age and proportion of C14, so exact
as regards the last ten thousand years approximately.
The
radiocarbon method dreamed by generations of archaeologists turned out
catastrophic for the theory of the cultural diffusion or better to the point
where it would match this diffusion: the method of C14 did not break down its
assumptions but its conclusions, it is understood that that the center of
gestation / diffusion of civilization may not have been the Middle East, this
does not mean that it never existed "a" center of gestation/diffusion,
but perhaps that to be found in another place or at another time.
Even today,
relying on what little we know of ancient civilizations from different
continents, school books tell us that after hundreds of thousands of years of
slow evolution, suddenly at the end of the Pleistocene a dozen thousands of
years ago, in every part of the world's peoples different from each other they
start the adventure that will take them from the Paleolithic to the
"splendor" of civilization: when then about the fourth millennium BC
it stops the rise in sea level, it seems that suddenly and almost simultaneously
begin to practice agriculture and pastoralism, invent "new" tools
work similar to each other, elaborate architectural structures analogous, they
develop costumes and customs that have a common basis, they conceive
mythologies that basically deal with the same arguments and sing the same
Heroes.
But if none
of these civilizations can be uniquely identified as the "origin"
remains the logical necessity to identify the center of gestation & spread
of civilization, different and more ancient than that of Mesopotamia .
In short,
the historical context path for the Paleolithic, to understand until the end of
the Pleistocene, it seems to make sense in its essential aspects even if it
relates only to those parts of the continents that are currently above the
present sea level: there are vast amount of land that the archaeological
investigation has not yet been able to reach. lands that had emerged only 12
thousand years ago and which today are found at a depth of up to 130mt below
sea level in continental platforms, without considering an entire continent
covered by ice today.
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