lunedì 14 aprile 2014

79°S 45°W

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Il lavoro del paleontologo non è molto differente da quello dello storico o dell'archeologo.

Il primo studia gli scheletri fossili di animali vissuti anche milioni di anni prima; li ricompone fino a ricreare l'immagine di specie che nessuno ha mai visto da vive, e dai particolari apparentemente più insignificanti trae informazioni sulla Vita, l'ambiente, le abitudini alimentari (etc etc…), dell'animale.
Anche l'archeologo dagli “scheletri” che va disseppellendo ricrea l'immagine di Civiltà sorte, vissute e scomparse quando ancora la Storia era di là da venire.
Con metodi analoghi procedono entrambi alla determinazione dell'epoca e del contesto in cui collocare quella Creatura “risorta” tra le loro mani; il paleontologo però, nonostante lavori su ordini di Tempo enormemente più grandi, ha un buon vantaggio rispetto all'archeologo: la teoria dell'Evoluzione.

Grazie a questa Teoria sa che tutti gli organismi viventi sono il frutto di un processo evolutivo continuo, dalle forme più semplici a quelle più complesse: sa che i mammiferi sono derivati dai rettili e questi dagli anfibi e questi a loro volta dai pesci e così via, insomma è consapevole della passata esistenza di una lunghissima serie di forme intermedie ed anche se di queste ne conosce soltanto una piccola parte, può collocare i suoi reperti fossili, da qualunque parte del mondo provengono, in un quadro cronologico abbastanza attendibile.

Anche lo storico e l'archeologo procedono in modo simile basandosi sulla Teoria della diffusione culturale: una teoria omologa a quella “darwiniana”, quasi la naturale conseguenza, se non un'estensione, delle Leggi dell'evoluzione biologica all'evoluzione culturale dell'Uomo.
Questa teoria ha portato gli studiosi della prima metà del secolo a concludere che La civiltà fosse nata in qualche punto non precisato della così detta “mezzaluna Fertile” e da lì si sarebbe poi originata una corrente culturale che si sarebbe diffusa in tutto il Mondo; conseguentemente tutte le questioni cronologiche relativa ai resti antichi venivano interpretate in base al semplice presupposto che essi fossero tanto più recenti, quanto più lontani dall'area mesopotamica.
Nel 1949 il fisico W.F. Libby mise a punto un metodo di datazione basato sull'isotopo 14 del carbonio ed il metodo fu via via perfezionato negli anni successivi e messo a punto definitivamente nel 1971 da B.E. Suess che tracciò una curva che lega età e proporzione di C14, in modo esatto per quanto riguarda gli ultimi diecimila anni circa.
Il metodo del radiocarbonio sognato da generazioni di archeologi si rivelò catastrofico per la teoria della diffusione culturale o meglio per il punto da cui sarebbe partita questa diffusione: il metodo del C14 non ha fatto crollare i suoi presupposti ma le sue conclusioni, si è cioè capito che il centro di gestazione/diffusione delle civiltà non può essere stato il Medio Oriente; questo non significa che non sia mai esistito “un” centro di gestazione/diffusione, ma che forse va cercato in un altro posto o in un altro tempo
Ancora oggi basandosi su quel poco che sappiamo delle civiltà antiche provenienti da continenti diversi, i libri di scuola ci dicono che dopo centinaia di millenni di lenta evoluzione, improvvisamente alla fine del Pleistocene una dozzina di migliaia di anni fa, in ogni parte del mondo popoli diversissimi tra loro iniziano l'avventura che li porterà dal paleolitico agli “splendori” della civiltà: quando poi circa nel IV millennio a.C. si arresta 'innalzamento del livello marino, sembra che all’improvviso e quasi contemporaneamente iniziano a praticare l'agricoltura e la pastorizia, inventano “nuovi” strumenti di lavoro simili tra loro, elaborano strutture architettoniche analoghe, sviluppano costumi ed usanze che presentano una base comune, concepiscono mitologie che in sostanza trattano gli stessi argomenti e cantano gli stessi Eroi.
Ma se nessuna di queste civiltà può essere univocamente identificata come “origine” rimane la necessità logica di individuare il centro di gestazione & diffusione della/e civiltà, diverso e più antico da quello della Mesopotamia.
Insomma il quadro storico tracciato per il Paleolitico, per capirci fino alla fine del Pleistocene, sembra avere senso nelle sue linee essenziali anche se si riferisce esclusivamente a quelle parti dei continenti che si trovano attualmente al di sopra del livello del mare: ci sono vastissime estensioni di terreno che l'indagine archeologica non ha ancora potuto raggiungere, terre che solo 12mila anni fa erano emerse e che oggi si trovano ad una profondità fino a 130mt sotto il livello del mare nelle piattaforme continentale, senza considerare un’intero continente oggi coperto dai ghiacci.
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The work of the paleontologist is really not different from that of the historian or archaeologist.
The first studies the fossil skeletons of animals that lived millions of years before also; reassembles them to re-create the image of species that no one has never seen alive, and apparently most insignificant detail derives on the information Life, environment, habits food (etc etc ...) of the animal.
Even the archaeologist from the "skeletons" that goes unearthing recreates the image of civilization born, lived and disappeared when history was still to come.
With analogous methods proceed both to the determination of the time and the context in which to place the Creature "resurrected" in their hands; the paleontologist, however, despite working on orders Time vastly larger, has a good advantage over the archaeologist: the Evolution theory.
Thanks to this theory he knows that all living organisms are the result of a continuous evolutionary process, from the most simple to the most complex: he knows that mammals are derived from these reptiles and amphibians, and these in turn by fish, and so on , in short, is aware of the past existence of a long series of intermediate forms, and even if he knows of these only a small part, it can place its fossil recordfrom any part of the world they come from, in a fairly reliable chronological framework.
Also the historian and archaeologist proceed in a similar way based on the theory of the cultural diffusion: a theory homologous to the "Darwinian", almost a natural consequence, if not an extension, of the Laws of biological evolution to cultural evolution of man .
This theory has led researchers of the first half of the century to the conclusion that civilization was born at some unspecified point in the so-called "Fertile Crescent" and from there it would then originate a cultural trend that would spread throughout the world. consequently all the issues on the chronological ancient remains were interpreted based on the simple premise that they were much more recent, as far away as from the Mesopotamian area.
In 1949 the physicist W.F. Libby devised a dating methods based on the isotope carbon 14 and the method was gradually perfected over the years and finally developed in 1971 by BE Suess that he drew a curve that binds age and proportion of C14, so exact as regards the last ten thousand years approximately.
The radiocarbon method dreamed by generations of archaeologists turned out catastrophic for the theory of the cultural diffusion or better to the point where it would match this diffusion: the method of C14 did not break down its assumptions but its conclusions, it is understood that that the center of gestation / diffusion of civilization may not have been the Middle East, this does not mean that it never existed "a" center of gestation/diffusion, but perhaps that to be found in another place or at another time.
Even today, relying on what little we know of ancient civilizations from different continents, school books tell us that after hundreds of thousands of years of slow evolution, suddenly at the end of the Pleistocene a dozen thousands of years ago, in every part of the world's peoples different from each other they start the adventure that will take them from the Paleolithic to the "splendor" of civilization: when then about the fourth millennium BC it stops the rise in sea level, it seems that suddenly and almost simultaneously begin to practice agriculture and pastoralism, invent "new" tools work similar to each other, elaborate architectural structures analogous, they develop costumes and customs that have a common basis, they conceive mythologies that basically deal with the same arguments and sing the same Heroes.
But if none of these civilizations can be uniquely identified as the "origin" remains the logical necessity to identify the center of gestation & spread of civilization, different and more ancient than that of Mesopotamia.
In short, the historical context path for the Paleolithic, to understand until the end of the Pleistocene, it seems to make sense in its essential aspects even if it relates only to those parts of the continents that are currently above the present sea level: there are vast amount of land that the archaeological investigation has not yet been able to reach. lands that had emerged only 12 thousand years ago and which today are found at a depth of up to 130mt below sea level in continental platforms, without considering an entire continent covered by ice today.
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lunedì 24 febbraio 2014

La Pietra Angolare - The Cornerstone


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Oggi provo a ragionare sull'etimologia e sul senso delle Mura Poligonali o Saturnie o Ciclopiche o Pelasgie.
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La tradizione mitologica dice che Saturno (Cronos) Dio dell'Olimpo quando fu detronizzato e cacciato in esilio dal figlio Giove (Zeus), si rifugiò nel suolo italico in quel territorio che dal suo "stare nascosto" (lateo) prese il nome di Latium (Virgilio, Eneide): qui regnò a lungo in pace dando vita ai Saturnia regna (una favolosa età dell'oro); in realtà pare che non regnò da solo ma che divideva il potere con Giano e che i due vivevano in "vicini castelli" (è molto interessante a proposito vedere le rappresentazioni "bi-fronti" sugli scudi dei Sanniti pentrici).
A questa storia si sovrappone quella relativa ai Ciclopi, mitici fratelli di Saturno, che erano tirati in ballo già nell'antichità come costruttori di queste enormi fortificazioni in Grecia (Tirinto, Micene..).
Dal territorio greco si riteneva che nel II millennio a.C. queste tecniche costruttive fossero pervenute sul suolo italiano portate dai mitici Pelasgi, già allora stirpe antichissima di "uomini del Mare" che avrebbero abitato il territorio greco prima dell'insediamento degli "Elleni" e che si sarebbe anche stanziato in Italia occupando il territorio tra Garigliano e Tevere, tra catena appenninica e costa laziale (Pausania, Periegesi della Grecia).
In tempi "recenti" vari autori hanno dato contributi sull'argomento (la Candidi Dionigi 1809, Micali 1810, Dodwell, Petit Radel...) finchè nel 1829 in occasione del primo degli "Annali" dell'Istituto di Corrispondenza Archeologica di Roma, Gherald in un lungo articolo rifiutò "ciclopeo" per "poligonio" e cercando di fare il punto sulla situazione chiamò a raccolta dotti ed archeologi che non mancarono all'appello.
Visto che le costruzioni a grandi blocchi sono caratterizzati dalla materia prima che per Vitruvio era il "silex" (pietra dura) si è anche coniato in ambito "scientifico" il termine di "opus siliceum" mai riportato dalle fonti classiche e decisamente poco adatto in Italia visto che da noi la pietra utilizzata è calcarea.
Oggi si usa definirle Mura Megalitiche.
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Diciamo che strutture megalitiche realizzate a secco sono sicuramente presenti almeno dal II millennio a.C. nell'area mediterranea (Asia minore, Egitto, Sardegna...).
Giusto per avere un'idea del peso medio di un blocco calcareo, un concio di mt 2X1X0.6 pesa 3515Kg, uno di mt 1X0.6X0.5 pesa circa 880Kg ed uno di mt 0.5X0.3X0.3 sta sui 132Kg.
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Ce ne sono tante in giro per lo stivale di queste strutture:
nelle fondamenta di Orbetello (Urbe Tellum - la città fortificata),
nel Lazio nella sola Provincia di Frosinone ad Alatri, Arpino, Atina, Ferentino, Cassino e Montecassino, Sora e Veroli ed ancora ad Anagni, Boville Ernica, Castro dei Volsci, Colle San Magno, Monte San Giovanni Campano, Rocca d'Arce, San Biagio Saracinisco, San Donato Val di Comino, Sant'Elia Fiume Rapido, San Vittore del Lazio, Trevi nel Lazio, Valle di Comino, Villa Santa Lucia
eppoi diverse decine nell'alto casertano e nelle contigue aree beneventane (Caiazza),
più di un centinaio nella Marsica e nelle aree limitrofe (Grossi) a cui vanno aggiunte quelle delle aree abruzzesi-molisane, del Bruzio, della Messapia e della Lucania Antica (insomma una bella fetta di Italia Meridionale).
Ora nel bel paese esistono molti monumenti straordinari, di imponenza e complessità tecnica impressionanti, costruiti con grandi massi pesantissimi tagliati in forme irregolari ed incastrati uno sull'altro senza malta, a volte con precisione sconcertante; la domanda che mi viene spontanea è: da chi, quando e perché furono inizialmente costruite?
L'interpretazione classica le paragona ai castelli medioevali e le strutture isolate tipo S.Erasmo o quella del Circeo sono viste come fortezze a guardia del territorio quando in realtà ci sono una serie di indizi che le fanno sembrare luoghi"astronomici"; per di più sono paragonabili alle cittadelle micenee dell'Età del Bronzo (Micene, Tirinto, Midea..) dotate di possenti mura megalitiche ma sprovviste originariamente di riserve d'acqua così da essere indifendibili in caso di assedio.
Sin dalla preistoria l'osservazione dei cicli celesti era legato ad un complesso apparato simbolico (come in alto così in basso) e gli Astri scandivano tanto le attività legate alla sopravvivenza (cibo, riproduzione, riti funerari) quanto quelle rituali (celebrazioni, migrazioni / fondazione di insediamenti...) e l'importanza di calendari e/o strutture astronomiche in grado di scandire questi cicli era plausibilmente riconosciuto dalle prime comunità: non è un caso che già nelle città mesopotamiche che vengono ritenute le prime forme di società "moderne", le conoscenze astronomiche erano incorporate in modo sorprendentemente complesso nelle realizzazioni architettoniche orientando templi e monumenti verso il sorgere od il tramontare del Sole o di altre stelle brillanti.
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Per concludere questo trip partito dai "poligoni", la pianta di Alatri risulta pensata secondo un'organizzazione radiale dell'impianto urbano che ha nell'acropoli il suo perno, mentre per esempio Ferentino aveva forma di triangolo isoscele con l'acropoli nel centro geometrico; nella zona di Porta Maggiore ad Alatri è interessante notare che i due lati Sud guardano una porzione di cielo che oggi è privo di stelle visibili ad occhio nudo ma che fino al I millennio a.C. ospitava ancora le brillanti stelle della Croce-Centauro (Magli 2009). Inoltre il risultato finale del perimetro assomiglia molto (in pianta) ad un poligono "naturale" che è spontaneo tracciare nel cielo quando si osserva la costellazione dei Gemelli, cioè la costellazione dell'eclittica nella quale si stava posizionando il solstizio d'estate nel I millennio a.C.; anche l'imponente struttura megalitica di S.Erasmo (Terni) è simile in pianta all'Acropoli di Alatri e vari indizi portano alla costellazione dei Gemelli e ne è un buon indizio anche il culto dei Dioscuri attestato in epoca pre-romana. Comunque il concetto di Gemelli in qualche modo ricorda sia Giano da solo (bifronte) che in associazione con Saturno: in realtà non erano neanche "fratelli" però l'associazione mi è venuta facile facile.
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Per quanto riguarda Cuzco, e nello specifico la "fortezza" sulla collina di Sacsahuaman, i materiali sono differenti ed a mio parere la storia ha radici mooolto più lontane ne tempo.
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Immagine di G. Lugli (1957): le 4 maniere





Today I try to think about the meaning and etymology of Polygonal Walls or Saturnie or Cyclopean or Pelasgie.
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The mythology says that the God of Olympus Saturn (Cronos) when he was dethroned and sent into exile by his son Jupiter (Zeus), took refuge in the Italian soil in the territory that his "stay hidden" (Lateo) took the name of Latium (Virgilio, Eneide): here reigned long in to peace giving life at the ”Saturnia regna”(a fabulous golden age), but in fact it seems that did not reign alone, but he shared power with Janus and the two lived in "nearby castles "(It's very interesting to see representations about" two-faced "on the shields of the pentrics Samnites).
At that story overlap the one of the Cyclops, the legendary brothers of Saturn, which was considered since ancient times as builders of these massive fortifications in Greece (Tirynthe, Mycenae ..);hence it was thought that in the second millennium BC these construction techniques were received on Italian soil brought by the legendary Pelasgians, even then an ancient extraction of "men of the sea" that would have inhabited the area of Greece before the establishment of the "Hellenes" and that it would also be allocated to Italy occupying the territory between the river Garigliano and Tiber, between the Apennine Mountains and the coast of Lazio (Pausanias, Periegesi of Greece).
In "recent" times various authors have made contributions on the subject (Candidi Dionigi 1809, Micali 1810, Dodwell, Petit Radel ...) until in 1829 Gherald at the first of the "Annals" of the Institute foe Archaeology Correspondence of Rome, in a long article refused "ciclopeo" for "poligonio" and trying to define the situation calling together scholars and archaeologists who did not fail the call.
Since those buildings of large blocks are characterized by raw material that for Vitruvius was the "silex" (hard rock) was also coined in the "scientific" field the term of "opus siliceum" ever reported from classical sources and definitely not appropriate in Italy because the stone we have (and we have used) is limestone.
Today we use to define Megalithic Walls.
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We can say that megalithic structures built without mortar are certainly present at least from the second millennium BC in the Mediterranean area (Asia MinorEgyptSardinia ...).
Just to get an idea of the average weight of a limestone block,
a quoin mt 2X1X0.6 weighs 3515Kg, one of mt 1X0.6X0.5 weighs about 880kg and one of mt 0.5X0.3X0.3 is about 132kg.
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There are so many of these structures around Italy:
we can found them in the foundations of Orbetello (Urbe Tellum - the walled city);
in Lazio, only the Province of Frosinone, in Alatri, Arpino, Atina, Ferentino, Cassino and Montecassino, Sora and Veroli and again at Anagni, Boville Ernica, Castro dei Volsci , Colle San Magno, Monte San Giovanni Campano, Rocca d'Arce, San Biagio Saracinisco, San Donato Val di Comino, Sant'Elia Rapid River, San Vittore del Lazio, Trevi nel Lazio, Valle di Comino, Villa Santa Lucia
and also several tens in the upper part of Caserta and in contiguous Benevento areas (Caiazza),
more than a hundred in Marsica and surrounding areas (Grossi) to which must be added those areas of Abruzzo-Molise, Bruzio, Messapia and Ancient Lucania (a nice slice of Southern Italy).
In my country there are many extraordinary monuments of magnificence and impressive technical complexity, built with large heavy stones cut in irregular shapes and fitted into each other without mortar, sometimes with disconcerting accuracy; the question that naturally arises is: who, when and why they were originally built?
The classic interpretation compares them with the medieval castles and the isolated structures like S.Erasmo or the one of the Circeo are viewed as fortresses to guard the territory, when in reality there are a number of signs that make it seem like "astronomical" places and there are comparable to the citadels of Mycenean Bronze Age (Mycenae, Tirynthe, Midea ..) equipped with massive megalithic walls but originally not equipped whit water reserves, so that they are indefensible in case of siege (Castedlen 2005).
Since prehistoric times the observation of celestial cycles was linked to a complex symbolic apparatus (as above, so below) and the Stars scan activities as related to survival (food, reproduction, funeral rites) as those rituals (celebrations, migration / foundation of settlements ...) and the importance of calendars and / or astronomical structures able to scan those cycles was plausibly recognized by the first communities: it is no coincidence that already in Mesopotamian cities (that are considered to be the earliest forms of "modern " society) the astronomical knowledge was embedded in so strikingly complex in architectural projects, orientating temples and monuments to the rising or sunset of sun or other bright stars.
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To conclude this trip started from the "polygons", the Alatri plant is designed second radial organization of the urban plant that has its pivot in the acropolis, while for example Ferentino had originally the shape of an isosceles triangle with the Acropolis in the geometric center ; in the Porta Maggiore area of Alatri is interesting to note that the two South sides look a portion of the sky which is now without stars visible to the naked eye, but that up to the first millennium BC was still home to the brightest stars of the Cross-Centaur (Magli 2009). In addition, the final result of the perimeter is very similar (in plant) to a "natural" polygon that is spontaneous to draw in the sky when you look at the constellation of Gemini, the constellation of the ecliptic in which he was placing the summer solstice in the first millennium BC; also the imposing megalithic structure of St. Erasmus (Terni) is similar in plant to the Acropolis of Alatri and many signs point to the constellation of Gemini and is a good evidence the cult of the Dioscuri certificate in pre-Roman times.
However, the concept of Twins in some way reminds both alone Janus (two-faced) in association with Saturn: in fact they were not even "brothers", however, the association came to me really easy.
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With regard to south America, Cuzco, and specifically the "fortress" on the hill of Sacsahuaman, the materials are different and in my opinion the story has its roots much more distant it time.
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Picture of G. Lugli (1957): the 4 ways

lunedì 11 novembre 2013

Il Pane di Ieri è buono anche Domani - The Bread of Yesterday is good even Tomorrow

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La visione che la nostra cultura ha delle sue radici, o meglio della cosiddetta "civiltà" mi appare piccola piccola, quantomeno rispetto alle centinaia di migliaia (milioni) di anni di evoluzione attualmente riconosciuti per uomo, homo & ominidi.
Diciamo che mentre degli ultimi 3 - 5 mila anni esiste una memoria/visione "storica" più o meno condivisa (anche se molto lacunosa) se si prova ad andare a ritroso anche di poche migliaia di anni tutto sfuma come se non ci fosse stato un prima, al massimo capanne o piccoli agglomerati sparsi.
La mia formazione da geologo mi ha portato ad interessarmi a quegli autori che hanno messo in evidenza le relazioni geodetiche (sul globo terrestre) esistenti tra alcune località oggi comunemente associate a siti archeologici, anche in posti molto distanti tra loro se non addirittura ubicati su continenti diversi; a quel punto ho provato a riportare il tutto su una scala a me più accessibile e così ho cominciato a leggere scritti sulla disposizione reciproca di alcuni siti nel Mediterraneo ed alla fine mi sono messo a guardare al Belpaese dove mi è più facile farmi un'idea se nei "buchi" di questa rete esistono strutture o almeno tracce di insediamenti.
Ebbene l'idea che mi sono fatto è che se questa suddivisione "geometrica" del territorio risalisse a tempi storici ne sarebbe rimasta qualche traccia "scritta" (o quantomeno memoria) e comunque dovrebbe essere circoscritta all'estensione geografica che questa o quella cultura occupava.
Invece per quel che riguarda il Mediterraneo in tempi "storici", sembra esserci un minimo comune denominatore nella logica che sottintendeva alla scelta dei nuovi insediamenti sia dei greci che degli etruschi, dei romani ed in parte anche degli egiziani; se poi questo tipo di distribuzione ha lasciato tracce su più continenti deve essere retaggio di una cultura precedente che si muoveva in areali decisamente più grandi e forse addirittura su tutta la superficie terrestre allora raggiungibile.
Una spiegazione plausibile di queste scelte di ubicazione degli insediamenti "coerenti" tra loro, anche se appartenenti a culture diverse, è che le varie "civiltà" che si sono susseguite non abbiano fatto altro che riutilizzare delle zone già scelte molto tempo prima da qualcun'altro, qualcuno che aveva familiarità con la forma sferica della Terra e con l'utilizzo di coordinate, e, quindi, con la suddivisione della sfera in paralleli e meridiani. Potrebbe sembrare assurdo ma, per tornare i conti  con le carte che si usano oggi, questo giochetto pre-storico dovrebbe essere stato fatto (pensato) utilizzando una proiezione pseudo-cilindrica della superficie terrestre.
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Concludo questo primo post con una domandina: quant'è profondo il Mare?
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Nella simpatica immagine, una proiezione azimutale equidistante centrata in un punto del Sud-Est dell’Alaska: 
sul cerchio in nero tutti i punti sono equidistanti dal punto centrale (asse) ed ad un quarto della circonferenza della Terra; il cerchio appare (in questa proiezione) a metà tra il centro ed il bordo.

Punti partendo da Giza in senso orario: Giza, Siwa, Tassili n'Ajjer, Paratoari, Ollantaytambo, Machu Picchu, Nazca, Easter Island, Aneityum Island, Preah Vihear, Sukhothai, Pyay, Khajuraho, Mohenjo Daro, Persepolis, Ur, Petra.



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The vision that our culture has its roots, or rather the so-called "civilization" seems to me to at least tiny little compared to the hundreds of thousands (millions) of years of evolution currently recognized to man, homo & hominids.
Let's say that while of the last 3-5 thousand years there is a memory / vision "historic" more or less shared (though very incomplete), if you try to go back even a few thousands of years everything fades as if there had no been a before, at most huts or small agglomerates scattered around.
My formation as a geologist has led me to become interested in those authors who have shown the geodesics relations (on the terrestrial globe) between some locations today commonly associated with archaeological sites, even in places very distant from each other if not located on different continents; at which point I tried to bring it on a scale more accessible to me, and so I began to read writings on mutual provision of some sites in the Mediterranean and in the end I began to look at Italy (the country where today I live) where it is for me easier to get an idea if in the "holes" on this network there are structures or at least traces of settlements.
Well the idea that I have done is that if this "geometric" subdivision of the area, dated back to historical times it would have been some evidence "written" (or at least memory) and in any case should be limited to the geographical extension that this or that culture occupied.
Instead, with regard to the Mediterranean in "historic" times, there seems to be a minimum common denominator in the logic implicit in the choice of new settlements of both the Greeks, the Etruscans, the Romans and in part also of the Egyptians: then if this type of distribution has left traces on multiple continents must be the legacy of a previous culture that moved in areal significantly larger and maybe even of all of the Earth's surface then accessible.
One plausible explanation of these position choices "consistent" with each other, even if they belong to different cultures, is that the various "civilizations" that followed one another have not done no more than reuse of places already chosen long ago by someone else, someone who was familiar with the spherical shape of the Earth and with the use of coordinates, and, therefore, with the subdivision of the sphere in parallels and meridians.
It might seem absurd, but to return to deal with the cards that are used today, this trick pre-historic should have been done (thought) using a pseudo-cylindrical projection of the Earth's surface and then assumes a working knowledge of mathematics as to produce different cartographic projections .
I conclude this first post with a question: how deep is the sea?
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In the funny picture an azimuthal equidistant projection centered at a point of Southeast Alaska:
on the black circle all points are equidistant from the center point (axis) and at one quarter of the circumference of the Earth; the circle appears (in this projection) midway between the center and the edge.
Points starting clockwise from Giza: Giza, Siwa, Tassili n'Ajjer, Paratoari, Ollantaytambo, Machu Picchu, Nazca, Easter Island, Aneityum Island, Preah Vihear, Sukhothai, Pyay, Khajuraho, Mohenjo Daro, Persepolis, Ur, Petra.